Un intervento mininvasivo, condotto con successo presso la sala ibrida del dipartimento cardio-torco-vascolare dell’AOU San Giovanni e Ruggi di Salerno, diretto dal professore Enrico Coscioni, ha permesso di impiantare una valvola aortica passando dall’arteria del braccio, in un paziente con condizioni anatomiche estremamente complesse.
Un uomo di 72 anni con una grave stenosi della valvola aortica – una condizione che impedisce al sangue di fluire correttamente dal cuore al resto del corpo – è stato sottoposto a un intervento innovativo e mininvasivo che ha permesso di “sostituire” la valvola malata senza aprire il torace né accedere dalle gambe, come solitamente avviene.
Il caso presentava numerose difficoltà: il paziente, da anni in trattamento dialitico per insufficienza renale cronica, aveva una “aorta a porcellana” (calcificazione estesa dell’aorta che la rende molto fragile e pericolosa da manipolare) ed era stato sottoposto a un precedente intervento chirurgico di bypass aorto-bisiliaco che rendeva impossibile il consueto accesso dalla femorale.
Dopo un’attenta valutazione da parte dell’Heart Team, si è deciso di procedere con un impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI) utilizzando l’arteria ascellare sinistra, cioè passando dal braccio. In sala ibrida, con tecnologie avanzate di imaging e monitoraggio, i medici hanno raggiunto il cuore attraverso un piccolo accesso sotto la clavicola. Attraverso questo canale hanno guidato una nuova valvola biologica fino al cuore, dove è stata posizionata con estrema precisione all’interno di quella malata. Il tutto senza necessità di chirurgia “a cuore aperto”.
Oltre al professore Coscioni, all’intervento hanno partecipato i cardiochirurghi Pierpaolo Chivasso e Francesco Pirozzi, i cardiologi interventisti Tiziana Attisano, responsabile dell’UOSD di Emodinamica del nosocomio salernitano, e Marco di Maio, il cardioanestesista Alessandro Laudani.
L’intervento è durato circa un’ora e mezza e si è concluso senza complicazioni. Dopo un breve periodo di osservazione in terapia intensiva, il paziente è stato trasferito in reparto e ha mostrato un rapido miglioramento clinico.
«È un perfetto esempio di medicina su misura» commenta il professore Coscioni. «Abbiamo adattato la procedura alle caratteristiche uniche del paziente, grazie alla collaborazione tra le diverse specialità e all’utilizzo di tecniche sempre più sofisticate che riducono invasività e rischio per il paziente. Questo intervento dimostra ancora una volta come la sinergia tra cardiochirurgia moderna e cardiologia interventistica sia in grado di offrire soluzioni efficaci e sicure anche ai pazienti considerati “inoperabili” fino a pochi anni fa».