La drammatica testimonianza di Elio Tronco, uno dei 460mila pazienti campani a rischio cecità a causa della retinopatia diabetica.
74 anni, gioielliere, diabetico prima di nascere, forse. “La mia mamma e i miei fratelli erano tutti diabetici. Io però sono stato più sfortunato di loro, io a causa del diabete ho perso la vista”. Elio Tronco, originario di Caserta, ma una vita trascorsa fino a due anni fa a Roma. “Vivevo a piazza del Popolo, il peggioramento della vista mi ha obbligato a chiudere la gioielleria e a tornare a casa a Caserta dove posso contare sul sostegno dei miei figli”. Elio è uno dei 460mila pazienti campani a rischio cecità a causa della retinopatia diabetica. “Un occhio l’ho completamente perso un anno e mezzo fa, dall’altro vedo soltanto per un 15 per cento, ombre praticamente che piano piano so scompariranno anche loro”.
Quando si è accorto che stava perdendo la vista?
“Due anni fa, quando non c’era più nulla da fare. Ho girato il mondo in cerca di uno specialista che potesse ridarmi la vista. Finora non l’ho trovato e devo ringraziare Michele Allamprense che ha preso a cuore la mia storia e mi ha voluto nella sua associazione APMO”.
Avrebbe potuto fare qualcosa per evitare la cecità?
“Avrei dovuto seguire una dieta più equilibrata. Non ho fatto prevenzione. La colpa è tutta mia”.
A nessuno va negata la vista, ma forse a un gioielliere è la peggiore maledizione che possa capitare. Come trascorre le sue giornate?
“Continuo ad occuparmi di gioielli, li controllo con quel poco di luce che ancora esce dall’unico occhio che non ha ancora conosciuto il buio. Il mio lavoro mi aiuta a non abbattermi. La malattia mi ha fatto riavvicinare alla mia famiglia e questo, forse, è l’unico grande conforto”.
Ci sarà il 5 giugno all’iniziativa promossa dal Monaldi?
“Assolutamente sì. Sarei, anzi, felice di fare da testimonial. Certe malattie le capisci solo quando ti colpiscono”.